Il rumore impulsivo di intensità elevata è da considerarsi tra i più dannosi per l’apparato uditivo, anche più del rumore continuo di livello equivalente.
L’orecchio ha un sistema di auto-protezione dai rumori forti che si chiama riflesso stapediale.
Fisicamente questo riflesso consiste nella contrazione involontaria del muscolo stapedio esercitando una funzione protettiva dell’apparato uditivo dai suoni di intensità elevata quando la stimolazione sonora supera di circa 70-80 dB la soglia audiometrica. L’attivazione del riflesso stapediale è di circa 10 millisecondi.
Il rumore all’interno dei luoghi di lavoro, anche se in diminuzione, rimane una delle principali cause di malattia professionale. La norma infatti fissa delle soglie limite di rumore riguardanti il livello di esposizione ed il livello di picco (140 dBC).
La pericolosità dei suoni impulsivi e del loro picco risiede nel fatto che, questi eventi possono svilupparsi in intervalli di tempo inferiori ai 10 ms (che è il tempo di intervento del riflesso stapediale) rendendo così l’apparato uditivo vulnerabile e talvolta irrimediabilmente compromesso.
Questi fenomeni oltre a danneggiare l’udito, comportano anche una serie di conseguenze legate all’apparato uditivo come l’equilibrio, conseguenze di tipo psicologico come disturbi della concentrazione, della memoria e della comprensione o conseguenze di tipo fisiologico come stordimento, emicrania, disturbi cardiaci e respiratori, disturbi del sonno…
Effettuare quindi correttamente una misurazione del picco dei suoni impulsivi è di importanza fondamentale per una corretta valutazione del rischio secondo il D.Lgs. 81/08.